Ziarati, domani sera a Pavia: TRAghetti e città di lettori

Di seguito, riporto l'articolo di Giorgio Scianna, comparso sulla Provincia di oggi, per introdurre la presentazione di domani alle 21 in aula goldoniana, al collegio Ghislieri: un incontro TRAghetti 2009, 2a edizione della rassegna di scrittura migrante.


Hamid Ziarati. IL MECCANICO DELLE ROSE, Einaudi editore.


Mi piacciono i libri che cambiano, che si trasformano davanti agli occhi insieme allo scorrere delle pagine. «Il meccanico delle rose» di Hamid Ziarati è un libro così. Parte come una grande saga familiare nell’Iran degli anni Venti, poi si immerge per seguire i segreti dei protagonisti e denunciare le torture dei Guardiani della Rivoluzione.
 Ziarati è nato a Teheran nel 1966, ma vive a Torino da anni e scrive in italiano. Torna a parlarci di Iran. Se però nel primo romanzo, Salam, maman, aveva raccontato un paese che era tanto autobiografico da essere quasi tangibile, qui non lo nomina mai, lo avvicina e lo allontana per cercare di metterlo a fuoco. Del resto la storia dell’Iran è talmente dura, piena di rovesciamenti, che alla fine l’unica voce che può provare a tirare i fili è quella del lucido delirio di Laleh, la donna “pazza d’amore”, l’amante, l’ultima voce femminile di questo che è assolutamente un romanzo femminile. Ziarati sceglie infatti la voce delle donne, il loro punto di vista per raccontare un paese che alle donne nega non solo l’emancipazione, ma persino il loro corpo. In mezzo a loro c’è un uomo che attraversa la vita degli altri, ma che vediamo pochissimo, un uomo che esiste solo perché lascia tracce nelle esistenze altrui. E’ così del resto che avviene un po’ anche per le nostre vite: non riusciamo né a vederle né a sentirle se non attraverso il bene o il male che facciamo agli altri. Perché in fondo “noi siamo bambole e il Cielo è una bambina”.

Giorgio Scianna

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